E-ssence: è nata l’era del boat sharing!

E-ssence

E-ssence è una startup nata all’interno della Bologna Business School. La prima ad avere l’idea, e poi renderla realizzabile, del boat sharing, rigorosamente elettrico.
Basta scaricare l’app e così come si fa nelle città con biciclette e monopattini, è possibile sbloccare e guidare un mezzo sull’acqua.
Cofondatori della società due giovani, Michele Lauriola e Leonardo Caiazza che insieme a due professori che hanno creduto nel progetto, oggi la portano avanti.
Michele ci ha raccontato di più, dall’idea, al progetto, fino ai nuovi sviluppi di questa nuova stagione estiva.

Come, quando e perché?

Leonardo Caiazza e Michele Lauriola

L’idea mi è venuta nel 2021 dopo una ricerca nel campo della nautica sostenibile, tema di cui sono appassionato, vista anche la mia città di origine, Manfredonia.
Da questa ricerca qualitativa e quantitativa ho cercato di capire i punti di forza del settore, in particolare delle imbarcazioni elettriche fino a pensare: “Perché non provare a sviluppare il concetto della sharing mobility vista finora in strada, in acqua?”
A Settembre dello stesso anno, ho iniziato un master in Green energy e sustainable business.
In quel periodo con un collega, anche lui appassionato di nautica che ha creduto nell’idea, abbiamo sviluppato tecnicamente il progetto durante tutti i corsi del master per costituire la prima società a Ottobre 22.

Poi il lancio ad Agosto 2023?

Sì, dopo aver partecipato come startup a un paio di programmi di incubazione, ad Agosto 2023 lanciamo il nostro “Proof of concept” a Porto Mirabello, La Spezia e a Desenzano sul Lago di Garda con due barche elettriche.

Tutto gestito tramite un’app?

Esatto. Inizialmente con caratteristiche base per testare il mercato. Una volta capito di avere un buon feedback siamo entrati nella “fase due” caratterizzata da una ricerca fondi per lo sviluppo dell’applicazione.
Oltre alla ricerca della barca, la prenotazione, il pagamento e lo sbloccaggio della barca stessa, abbiamo aggiunto un mini corso video sulla sicurezza in acqua.
Per le nostre barche infatti non serve nessuna patente essendo tutte sotto i 40 cavalli.
Abbiamo inserito un servizio meteo per evitare che si esca in condizioni sfavorevoli che si aggiunge a quello che ha avuto più successo: il Virtual Skipper.

Ovvero?

Il cliente può seguire percorsi suggeriti e controllare la propria rotta. Tendenzialmente il 90% delle persone che noleggiano le nostre imbarcazioni sono turisti non della zona, in questo modo diamo un supporto in più.
Stiamo lavorando per il prossimo anno a una seconda release del Virtual di Skipper che permetta di avere un’esperienza di livello ancora superiore.

E l’elettricità per la ricarica dei mezzi da dove arriva?

Il cliente ha l’obbligo di rimettere in carica l’imbarcazione al termine del noleggio e fortunatamente i porti italiani hanno quasi tutti i 3 kW. Al momento le nostre barche hanno batterie da 30 kW quindi si ricaricano in 10 ore, una notte.
Ma siamo in partnership con alcuni cantieri che ci porteranno batterie più grandi da 60 kW.
Il problema della colonnina di base non esiste, il problema vero in Italia è che in molte zone i cablaggi non arrivano. Quindi abbiamo di fondo una mancanza strutturale. In più in alcune zone con alta densità turistica durante il periodo estivo manca il voltaggio. Ultimo, in Italia luoghi molto belli non hanno le banchine e in questo caso stiamo studiando delle boe di ricarica.

Le imbarcazioni sono tutte di vostra proprietà?

La flotta della società al momento è di sette mezzi: quattro barche elettriche e tre pedalò a pedalata assistita, ognuna delle quali può ospitare fino a sei persone.
Una si trova a Porto Mirabello, un’altra a Desenzano sul Garda, una barca è a Trevignano sul lago di Bracciano. Poi è possibile trovarne una a Mezzani sul Po in provincia di Parma per birdwatching, aperitivi e quant’altro e poi abbiamo posizionato i tre pedalò: uno a Santa Margherita Ligure uno in Versilia, per l’ultimo dobbiamo ancora decidere.
Se aggiungiamo gli altri che sono comunque gestite dalla nostra app, arriviamo più o meno a 22 mezzi che, calcolato un totale di circa un centinaio di  imbarcazioni acquatiche elettriche nell’ecosistema italiano, siamo a un buon punto.

E per i noleggiatori come funziona la cosa?

Ci sono diversi tipi di servizio: le nostre imbarcazioni di solito sono in gestione a noleggiatori che si occupano anche dell’assistenza.
Altra cosa è quella che ricorda il funzionamento di Airbnb: i mezzi sono di privati e vengono inserite nella nostra app, in questo caso a noi va una percentuale a transazione.

Quanto mi costano due ore di pedalò a pedalata assistita?

Il prezzo varia a seconda delle posizioni, ma si oscilla tra una media da 18 a 30 euro l’ora da dividere almeno in quattro persone, con un’autonomia di navigazione di circa 8 ore.

Le imbarcazioni elettriche in proporzione sono più costose di quelle a motore endotermico?

Oggi sì, costano di più, ma hanno il vantaggio di avere una vita media più lunga e soprattutto una manutenzione minore per quel che riguarda il motore.
Il costo per una 6 metri fuori tutto da 40 cavalli endotermici sul mercato può arrivare intorno ai 20.000 euro. Una barca della stessa tipologia ma elettrica ne costa 60 mila e incentivi non ce ne sono.

Quindi l’Italia è indietro da questo punto di vista?

Ci sono Paesi europei dove la spinta è forte e dettata anche dalle normative nazionali: in Austria su tutti i laghi della Carinzia si naviga soltanto in elettrico. Svezia, Danimarca e Olanda hanno una buona parte di imbarcazioni elettriche, per una questione culturale che è arrivata prima che da noi.
In Italia il divieto a motori endotermici è ristretto a pochissime aree, nonostante abbiamo un altissimo numero di aree marine protette.
I noleggiatori sono incuriositi e interessati dall’elettrico perché capiscono che si coglierebbe una fetta di mercato che oggi nessuno si aggiudica, soprattutto quei turisti che sono più vicini alla cultura di cui parlavo: i nostri clienti sono tra il 70 e l’80% stranieri e di questi il 95% ha un mezzo elettrico a casa.
Tra l’altro il settore del diporto sarebbe “perfetto” per l’elettrico e per contribuire, seppur in maniera minima, alla decarbonizzazione con mezzi che operano principalmente sotto costa nelle vicinanze di ecosistemi molto fragili.
Piano piano si dovrebbe guidare verso una legislazione che magari inizialmente dia spazio a motori ibridi per poi passare definitivamente all’elettrico e iniziare un processo di salvaguardia reale delle coste. Noi operatori possiamo portare l’innovazione, ci serve però un sostegno normativo.

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Tags: Nautica

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