Dimensione subacquea: dagli abissi minacce o opportunità?

subacquea

ROMA – La dimensione subacquea sta attirando sempre più l’attenzione all’interno della Blue Economy.
Anche il Governo italiano si sta attrezzando per dotarsi di una legge organica, come previsto anche dal Piano Nazionale del Mare.
Si sa ancora poco di quello che si trova nelle profondità, ma si è certi di importati risorse, come quelle minerarie, senza contare l’utilizzo già intensivo del mare profondo per il passaggio di cavi su cui viaggiano ogni giorno milioni di dati.
Un passo decisivo per il nostro Paese è stata l’inaugurazione a Dicembre 2023 del Polo nazionale della dimensione subacquea a La Spezia.
Da qui siamo partiti nell’intervista al Contrammiraglio Vito Lacerenza, Comandante dei Sommergibili della Marina Militare.

Con la nascita del Polo nazionale della dimensione subacquea per l’Italia si è aperta una nuova era?
La nascita del Polo Nazionale della Dimensione Subacquea (PNS) ha rappresentato una svolta per l’Italia in questo settore, un vero e proprio cambio di paradigma. Sebbene il panorama nazionale della subacquea sia sempre stato ricco di iniziative e competenze, per lunghi periodi è rimasto frammentato. È nata quindi la necessità di un approccio integrato volto ad aggregare le eccellenze nazionali, pubbliche e private, nel settore dell’innovazione subacquea, promuovendone la sinergia, la crescita e la competitività. Il PNS si pone quindi come un nuovo modello di hub tecnologico e come espressione del Sistema Paese.
La sua natura interministeriale, interdisciplinare e inter-agenzia, funge da catalizzatore e integratore del cosiddetto cluster underwater, che comprende istituzioni, industria, start-up, mondo accademico e centri di ricerca. La sede della Spezia funge da centro stella per il coordinamento delle iniziative a livello nazionale, una sorta di ecosistema che offre risorse infrastrutturali, capacità di test e valutazione, laboratori, spazi per aule, conferenze e sale riunioni. Questo permetterà anche alle piccole realtà del settore di operare con strumenti adeguati alle loro ambizioni.

Il Contrammiraglio Vito Lacerenza

La Marina Militare era già impegnata su questo fronte?
La Marina, per l’assolvimento della propria missione, ha sempre ricercato e promosso lo sviluppo delle migliori tecnologie in grado di tradursi in capacità operative rilevanti. Per questo motivo, la Forza Armata promuove attivamente le attività di ricerca e sviluppo, fondamentali per costruire i mezzi del futuro. Questo impegno riguarda anche le piattaforme subacquee, che comportano sfide aggiuntive legate alla fisica della dimensione sottomarina.
I programmi di ammodernamento dello strumento marittimo sono stati avviati già prima della nascita del PNS e rappresentano un’area di stretta collaborazione con l’industria, combinando l’esperienza del personale della Marina con il know-how ingegneristico delle imprese. Inoltre, nel campo accademico, attraverso lo strumento del Piano Nazionale di Ricerca Militare (PNRM), la Marina collabora da anni con le università per sviluppare tecnologie d’avanguardia che possano avere anche applicazioni dual-use, sia nel settore della Difesa che in ambito civile.

Il quadro regolatorio per l’underwater esiste già?
Al momento la dimensione subacquea non ha un quadro giuridico adeguato all’evoluzione tecnologica in corso che rende gli spazi subacquei sempre più accessibili e siamo stati i primi a rilevare questa carenza.
L’Italia, infatti, mira a dotarsi di una legge organica sulla dimensione subacquea, come peraltro previsto dal Piano Nazionale del Mare. Questa normativa, a cui la Difesa sta collaborando con il Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, riguarderà l’accesso agli spazi subacquei, la protezione delle infrastrutture subacquee di interesse, energetiche e di comunicazione, la regolamentazione dei mezzi sottomarini e dei lavori subacquei e promuoverà la conoscenza e la protezione della dimensione subacquea nel suo complesso.

Risorse minerarie…si riesce già oggi a fare una stima del potenziale per l’Italia? E al momento fino a quale profondità si riesce a scendere?
È difficile fare una stima precisa del potenziale minerario subacqueo dell’Italia, poiché i fondali marini sono ancora in gran parte inesplorati e le tecnologie e le metodologie per l’esplorazione e lo sfruttamento delle risorse minerarie sottomarine sono in continuo sviluppo e perfezionamento.
Le tecnologie attuali consentono di operare a profondità considerevoli, oltre i 3.000 metri, grazie all’impiego di veicoli subacquei a comando remoto (ROV), droni sottomarini e altre tecnologie avanzate.
In Mar Mediterraneo questo significa poter accedere e operare su più dell’85% dei fondali marini. Tuttavia, la fattibilità economica e tecnica dell’effettivo utilizzo di queste risorse a tali profondità rappresenta ancora una sfida significativa. Con il continuo progresso delle tecnologie subacquee e delle metodologie di esplorazione, si prevede che la capacità di identificare e sfruttare le risorse minerarie sottomarine migliorerà, consentendo stime più accurate del potenziale minerario e aprendo nuove opportunità per l’Italia in questo settore.
Non a caso, l’interesse per il settore subacqueo è in crescita, come indicato dai crescenti investimenti nel cluster sottomarino negli ultimi anni e dalle previsioni di ulteriori incrementi nel prossimo futuro.
Secondo un recente report dell’OSCE, l’economia legata agli oceani è destinata a raddoppiare entro il 2030, raggiungendo i 3.000 miliardi di dollari. Deve infine essere considerato il tema della sostenibilità ambientale. Conosciamo infatti molto poco delle dinamiche biologiche che avvengono a tali profondità e le future attività estrattive dovranno essere strutturate in modo da evitare o ridurre al minimo l’impatto sugli ecosistemi sottomarini.

Sott’acqua passa una quantità di dati ormai importantissima. La Marina vigilia sulla loro sicurezza? In che modo, con quali mezzi?
Tra le tante attività che la Marina conduce in Mediterraneo occorre citare l’operazione Fondali Sicuri, frutto dalla consapevolezza del crescente ruolo della dimensione subacquea e dei fondali marini e della vastità di interessi energetici, economici e tecnologici che vi risiedono. La dimensione subacquea sta infatti diventando, per gli attori internazionali, un nuovo scenario di confronto e competizione il cui interesse va di pari passo con l’effettiva capacità di accedervi. Specificatamente avviata a seguito degli eventi occorsi al gasdotto Nord Stream, l’operazione Fondali Sicuri è volta a garantire la protezione delle infrastrutture strategiche subacquee quali cavi e condotte energetiche, piattaforme offshore, cavi per le connessioni digitali. L’operazione si avvale di uno strumento marittimo bilanciato e tecnologicamente avanzato composto da unità navali specializzate nelle operazioni subacquee, team di palombari del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) di COMSUBIN, veicoli subacquei unmanned, ROV e sottomarini. Tutte le informazioni raccolte sono gestite dalla Centrale Operativa Multi-Dominio della Marina dove, in particolare, è stato costituito il Critical Underwater Infrastructure Surveillance Centre. Quest’ultimo centro, inoltre, è in collegamento con i principali attori nel campo delle comunicazioni e dell’energia che operano nella dimensione subacquea. L’obiettivo di questa rete di collaborazione è quello di incrementare la conoscenza reciproca, condividere informazioni e sviluppare procedure congiunte per un efficace presidio e tutela delle infrastrutture subacquee di interesse nazionale.

Anche il ministro Crosetto ha parlato dell’underwater come di una “dimensione strategica e enorme potenziale per la crescita dell’Italia”. Si sta lavorando a una Autorità nazionale per il controllo delle attività subacquee?
Oggi giorno, la crescente attività sottomarina, dovuta alla ricerca e impiego di risorse energetiche e minerarie, alla posa di infrastrutture di comunicazione, a scopi scientifici o militari, rende indispensabile stabilire procedure e regole per coordinare e controllare queste attività. Per gestire questo compito, nell’ambito della citata iniziativa legislativa per la dimensione subacquea, si prevede di creare un referente unico, responsabile di tutte le attività sottomarine nelle acque sottoposte a giurisdizione nazionale, inclusa la Zona Economica Esclusiva. Questo ente, denominato Autorità Nazionale per il Controllo delle Attività Subacquee (ANCAS), centralizzerà tutte le richieste di accesso agli spazi sottomarini, rilascerà autorizzazioni e risolverà eventuali interferenze tra attività contigue. Grazie a questa organizzazione unificata, le operazioni sottomarine saranno più sicure e sarà possibile monitorare eventuali anomalie, intervenendo rapidamente, soprattutto nei pressi delle infrastrutture critiche.

Quali sono le minacce più comuni e quelle che pensate possano presentarsi?
Il Mediterraneo si conferma quale crocevia di interessi globali sia sopra, sia sotto la superficie ed è caratterizzato dalla presenza di competitor sempre più assertivi in grado di esercitare minacce verso gli interessi nazionali.
All’interno del bacino, infatti, operano in maniera continuativa sottomarini che possono rimanere occulti per mesi con capacità missilistiche di rilievo. Si registra, inoltre, un crescente impiego di sistemi innovativi controllabili in remoto o anche autonomi, che risultano sempre meno costosi e più accessibili. La corsa all’acquisizione di mezzi subacquei, ovvero il potenziamento di capacità già esprimibili, appare oggi più che mai attuale e registra un crescente interesse, oltre che dei global player, anche di altri attori emergenti. Oltre ai principali attori statuali, non dobbiamo trascurare che nuove tecnologie subacquee possano essere impiegate da organizzazioni criminali o terroristiche. Il progresso tecnologico, infatti, rende sempre più accessibili e meno opachi gli spazi subacquei a una platea crescente di attori, stravolgendo il paradigma di sicurezza che da sempre caratterizza le profondità abissali.

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